La pandemia da Covid-19 ha posto sotto la lente d’ingrandimento tematiche di cruciale importanza, tra cui il ruolo sociale delle aziende. Come rivela il Rapporto Welfare Index PMI 2021, promosso da sei anni da Generali Italia e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio, in seguito all’emergenza sanitaria le imprese hanno fatto un passo avanti nella qualità e nel numero di iniziative di welfare, investendo maggiori risorse in questo settore.
L’indagine, che ha coinvolto oltre seimila piccole e medie imprese italiane di diversi settori produttivi, offre una fotografia aggiornata del livello di consapevolezza dei dirigenti e delle attività messe in pratica su questo fronte. Dieci le aree prese in esame: previdenza integrativa, salute, conciliazione vita-lavoro, sostegno economico, sviluppo del capitale umano, sostegno all’istruzione di figli e familiari, diritti e inclusione, sicurezza e prevenzione, responsabilità sociale, welfare allargato al territorio e alle comunità. Il 64% delle PMI intervistate risulta «particolarmente attivo» nell’ambito del welfare, per aver avviato attività in almeno 4 delle aree sopra indicate.
Gli ambiti in cui si sono registrati interventi più consistenti sono stati sanità e conciliazione vita-lavoro. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’ambito sanitario, gli interventi più diffusi sono stati: servizi diagnostici per il Covid-19 (43,8%), servizi medici di consulto anche a distanza (21,3%) e nuove formule assicurative sanitarie (25,7%). Nell’ambito invece della conciliazione: maggiore flessibilità oraria (35,8%), nuove attività di formazione a distanza (39%) e sostegno per la gestione di figli e anziani (7,2%). Tre le altre misure adottate anche aumenti temporanei di retribuzione e bonus (38,2%), supporto nell’educazione scolastica dei figli (4,8%), forme d’aiuto destinate alla comunità (16,4%) e donazioni al Sistema Sanitario e alla ricerca (9,2%). Un dato particolarmente interessante è quello che mostra come, nel 55% circa dei casi, l’introduzione di iniziative di welfare nelle dinamiche aziendali abbia apportato migliorie anche in termini di produttività.
Come dichiarato dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, «che il welfare sia importante e non sia una cosa che viene dopo la competitività lo ha dimostrato purtroppo la pandemia: i Paesi che stanno reagendo meglio al trauma del virus sono quelli che hanno un welfare più forte. Il welfare può fare molto per i lavoratori sia in termini di promozione, di protezione, di valorizzazione. Ed è molto importante guardare a come in questi anni è cresciuto un welfare anche aziendale che integra e deve integrare quello pubblico. Il PNRR è una grande opportunità per potenziare il welfare».
La sfida per questo settore, oggi in crescita nel nostro Paese, è quindi quella di andare oltre l’azienda, guardando al dipendente nella sua globalità, considerando le sue necessità e il suo contesto familiare. Con l’obiettivo di creare un ambiente di lavoro sano, inclusivo, che crei valore anche a livello sociale.
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