Welfare post pandemia: verso un modello europeo?

 

Le politiche pubbliche finalizzate al welfare hanno lo scopo di garantire a tutti i cittadini un livello minimo di benessere, con particolare riguardo verso le fasce più sensibili, ad esempio indigenti, disoccupati, disabili, malati o anziani. Il fine ultimo è quindi quello di contenere le disuguaglianze, siano esse di carattere economico o sociale. I sistemi e i programmi di intervento possono però differire da Paese a Paese. Dopo aver analizzato in questo articolo le principali macrocategorie nel mondo, vediamo la situazione nel nostro continente in relazione agli sconvolgimenti apportati dalla crisi sanitaria mondiale.

La pandemia da Covid-19 ha infatti messo a dura prova le strutture sociali e i suoi sistemi di protezione, portando alla luce debolezze, esigenze e prospettive dei diversi impianti di welfare state in Europa. Sono emerse criticità anche nel mercato del lavoro delle economie più forti. Alla fine del 2020 nell’Ue i disoccupati avevano superato quota 16 milioni, colpendo principalmente donne e giovani. Tra gli under 25 il tasso di disoccupazione era salito al 18%.

L’Eurostat, Ufficio statistico dell’Unione europea, ha recentemente diffuso i primi dati relativi alla spesa per le prestazioni di protezione sociale nel 2020: si è registrato, in termini percentuali rispetto al Pil, un aumento generalizzato in tutti gli Stati, rispetto all’anno precedente. 

Come sottolinea l’Eurostat, questa tendenza è anche dovuta «al fatto che il Pil nominale è diminuito a causa della pandemia». Pur trattandosi di informazioni comunicate in via preliminare e non ancora complete, i Paesi in vetta alla classifica per l’ammontare delle spese destinate al welfare risultano essere: Francia con il 36% del Pil, Austria con il 34% e Italia con il 33%. Alle ultime posizioni figurano invece Irlanda (15%), Lettonia, Ungheria e Lituania (tutte e tre 18%). Da un punto di vista di mera crescita, nel 2020 rispetto al 2019, spiccano però Malta (+28%), Irlanda (+21%) e Cipro (+18%), mentre gli aumenti meno consistenti si sono verificati in Svezia (+4%), Croazia e Danimarca (tutte e due +5%). Nel nostro Paese l’incremento è stato invece del 9%.

Al di là dei numeri, la protezione sociale è parte integrante dell’identità di un Paese e potrebbe diventare uno dei tasselli chiave della formazione di un’identità globale europea. Per fare ciò sarà necessario convogliare i singoli sforzi nell’effettiva costruzione di un sistema comune. Progettare nuove modalità di intervento per superare le disuguaglianze: questa la sfida per garantire, a tutti i cittadini dell’Unione, gli stessi diritti e le stesse tutele, rafforzando la solidarietà reciproca e il senso di appartenenza alla comunità europea.

 

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